giovedì 1 marzo 2012

L' affascinante leggenda del Re Laurino

Le Dolomiti, tra cui il Catinaccio, sono avvolte da favolose e suggestive leggende che hanno come protagonisti ninfe, gnomi, re e fate. Vi siete mai chiesti perché le Dolomiti al tramonto si tingono di rosa o perché una parte delle Dolomiti sono di pietra di calcare? Tutto questo lo spiegano le leggende.

Mentre alloggiate negli alberghi sulle Dolomiti ricordatevi delle leggende della zona così la vostra vacanza in Alto Adige sarà ancora più affascinante!

Sicuramente la leggenda più famosa delle Dolomiti è quella sul Catinaccio, che racconta il motivo per il quale le montagne al tramonto si tingono di rosa. In questa zona si trovava una volta il giardino di rose del Re Laurino. Questo spiega il nome in tedesco del Catinaccio, Rosengarten- che significa giardino di rose.

 Durante la vacanza montagna scoprite la bellissima leggenda del Re Laurino! Il Re Laurino regnava su un popolo di nani, che scavava nelle montagne per cercare cristalli, oro ed argento. Questo aveva due armi magiche: la forza estrema e invisibilità, grazie ad una cintura ed a una cappa. Tutto ebbe inizio quando il re dell’Adige decise che sua bellissima figlia Similde dovesse sposarsi e organizzò una festa con tutti i nobili tranne il re Laurino.

 Il re Laurino partecipò in forma invisibile e vide sul campo del torneo cavalleresco la bella Similde e ne rimase colpito. Per Laurino fu amore a prima vista e se la caricò sulla groppa del cavallo per fuggire via. I combattenti lo inseguirono all’istante per prendere Similde e si schierarono davanti al giardino delle rose. Il re si mise la cintura della forza e gli sfidò! La cintura però non era sufficiente e quindi si mise anche la cappa per rendersi invisibile. Laurino iniziò a saltare nel giardino ma i cavalieri lo videro a causa delle rose che si muovevano e quindi riuscirono a prenderlo ed a imprigionarlo.

Laurino si sentì tradito dal suo giardino e gli mandò una maledizione che diceva “né di giorno, né di notte alcun occhio umano avrebbe potuto più ammirarlo”. Nella sua ira si dimenticò però del tramonto e così accade che il Catinaccio sia al tramonto che all’alba assume dei colori come se fosse ancora un giardino di rose, cioè di una bellezza infinita!

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